sabato 31 ottobre 2009
Uomini di potere, trans e la trasgressione come fuga
«A volte il potere diventa una gabbia insostenibile da cui si vuole fuggire, ma inconsciamente. In apparenza forti, sempre pronti a decidere, sottoposti a pressioni e a scelte che possono anche non piacere o con le quali si scende a compromessi, pur di aumentare il proprio potere e soddisfare le ambizioni. Nell'inconscio invece si diventa sempre più sofferenti, pronti a tutto pur di uscire dalla gabbia.
Ecco allora che la trasgressione, il rischio, l'annullamento delle inibizioni, diventano quella doppia vita spericolata che se va male ti libera e se va bene ti dà una scarica di adrenalina senza pari. E l'inconscio del potente 'logorato' cerca lo scandalo liberatorio. Un autolesionismo che riporta alle proprie radici, alla felicità della semplicità, a una normalità scordata ma mai tanto desiderata. L’essere scoperti diventa urlo liberatorio».
Il caso del governatore Piero Marrazzo ricorda quanto accaduto ad altre personalità di potere. Raffaele Morelli, psicoterapeuta e direttore di Riza Psicosomatica, apre la porta alle riflessioni: «I veri grandi uomini restano semplici, umili, con amici e famiglia al fianco, in una normalità che li preserva dal potere che dà alla testa. Altri, invece, senza accorgersene, perdono il contatto con i valori più semplici, entrano nella gabbia. Ed è solo cadendo rovinosamente a terra che ritrovano quell’identità che non sanno di aver perso. E che inconsciamente ridesiderano».
Chi non è consapevole della gabbia in cui si trova, «usa» quindi l’inconscio come grimaldello? «In un certo senso è così. La trasgressione a rischio diventa una droga: continue scariche di adrenalina che permettono di sopportare la gabbia. Allora, ecco che è l’inconscio a creare la situazione liberatoria. Le condizioni in cui si rischia sempre più di essere scoperti, di essere ricattabili per qualcosa di scandaloso. L’inconscio apre violentemente la gabbia».
Contrordine a 'la Repubblica': la donna non è più oggetto
Parte la campagna contro Berlusconi che usa le donne. Sul sito repubblica.it spariscono le foto osé
Chi guarda le copertine dei settimanali di “informazione politica” che cosa trova, un numero sì e l’altro no?
Un bel nudo femminile. Che magari lancia una bella “inchiesta” sulle nuove (?) abitudini sessuali degli Italiani, tanto per dare un alibi ad uno stratagemma sin troppo evidente: il sesso attira l’attenzione di molti potenziali acquirenti, il nudo in copertina fa vendere più copie.
È una tentazione cui pochi direttori sanno sottrarsi. Da quando l’informazione è sbarcata su internet, anche i siti delle testate più serie hanno provveduto a creare apposite sezioni, con gallerie di immagini spinte, soprattutto calendarî più o meno patinati. E sono tra le sezioni più cliccate dei siti.
Accade poi che la Repubblica, nella sua campagna a 360° contro Berlusconi, lanci un appello: “Quest'uomo offende noi donne e la democrazia: fermiamolo”. Un appello contro il modello femminile basato su “avvenenza giovanile e seduzione fisica”, contro la “cretinizzazione della donna”.
Qualcuno si ricorda però che la sezione voyeuristica di repubblica.it è tra le più ricche nel panorama on line. Il colmo è che, per denunciare le frequantazioni di "escort" nelle residenze private di Berlusconi, vengano proposte gallerie di immagini provocanti di quelle ragazze.
Giunta da più parti la sottolineatura di questa ipocrisia, a largo Fochetti si devono esser chiesti: “Facciamo la predica al Cavaliere e razzoliamo molto peggio?” Contrordine, compagni: via le foto erotiche dal nostro sito internet.
La borghesia “illuminata” che produce e legge la Repubblica si è convertita ad un assoluto rispetto della dignità della donna?
O questa conversione durerà il tempo della strumentalizzazione politica contro Berlusconi, avendo il sapore moralistico di chi utilizza il “richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere” (come ha denunciato il segretario della CEI, mons. Crociata)?
A breve potremo verificare.
P.S.: anche se le motivazioni di questa nuova sensibilità sono dubbie, ciò non toglie che il rispetto per la donna (così come per l'intelligenza dell'uomo, per la maturazione dei minori) passa anche per la rinuncia alla facile volgarità, e che quella di la Repubblica sia un'iniziativa meritevole di essere imitata.
Adesso il mondo inizia a chiedersi: che fine ha fatto il "global warming"?

Adesso il mondo inizia a chiedersi: che fine ha fatto il "global warming"?
Da 'Le Monde' alla Bbc, le temperature che non salgono più riaprono un dibattito che sembrava chiuso
L’autorevole quotidiano francese Le Monde, mercoledì apriva la prima pagina con una grande foto di un iceberg in Groenlandia e un titolo a tre colonne su due righe: “Clima: il riscaldamento segna una pausa?”.
L’articolo, pur sostenendo l’origine antropica del riscaldamento globale, spiegava che “le temperature potrebbero leggermente abbassarsi da qui a dieci-vent’anni”. Ecco perché “il dibattito tra gli esperti rende più difficile la conclusione di un accordo a Copenaghen”. Per “Copenaghen” si intende il grande summit mondiale che a dicembre vedrà tutti i paesi del mondo impegnati a firmare un documento comune per combattere i cambiamenti climatici. Il termine interessante nell’articolo del Monde è “dibattito”, parola che da qualche anno era scomparsa dagli scritti sull’argomento.
Il dibattito – si diceva – è finito, ormai è chiaro che l’uomo è responsabile dell’innalzamento delle temperature sul nostro pianeta. Ultimamente, almeno fuori dall’Italia, sembra che questa non sia più una certezza: testate storicamente schierate con il catastrofismo spinto, sempre più scienziati e una grossa fetta di opinione pubblica stanno ritrattando la definitività delle loro posizioni. Ammettono cioè che forse il dibattito non è del tutto chiuso. Anche perché nel mondo fa freddo.
Qualche esempio: la stagione calda 2008-2009 dell’emisfero sud della Terra ha fatto segnare un record non di poco conto: mai, da quando sono iniziate le misurazioni, era capitato che si sciogliesse così poco ghiaccio. In diversi paesi europei come l’Austria e la Polonia, nevicava a inizio ottobre, negli Stati Uniti si sono toccate temperature basse come mai negli ultimi cinquant’anni e in Alberta, Canada, non faceva così freddo dal 1928.
“Che cosa è successo al Global Warming? Così le basse temperature stanno iniziando a scuotere la teoria del riscaldamento globale”, titolava il Daily Mail qualche giorno fa facendo eco al “Che è successo al global warming?” della Bbc della settimana prima. “Questo titolo potrebbe sorprendervi – scriveva l’articolista inglese – così come sapere che l’anno più caldo registrato globalmente non è né il 2007 né il 2008, ma il 1998. Eppure è vero. Negli ultimi undici anni le temperature non sono aumentate”.
Negli stessi giorni, segnalato dal Times e ripreso dal Corriere della Sera, si scopriva che “il diario di Cook svela che il clima è immutato”. Cook è James Cook, famoso esploratore britannico di fine Ottocento. Le note metereologiche contenute nei suoi diari di viaggio e rilette oggi ci dicono che da una parte negli ultimi 190 anni il livello dei ghiacci della baia di Baffin si è ridotto in modo “lieve ma significativo”, ma altre misurazioni suggeriscono che la temperatura dei mari artici è cambiata di poco o niente e che nell’artico norvegese a inizio Ottocento le temperature rilevate in estate non erano molto più fredde di quelle registrate alla fine del Novecento.
Che cosa significa tutto questo? Di sicuro che l’osservazione della realtà comincia a introdurre dubbi nelle previsioni fatte al computer con modelli non ancora verificati. Questo fa sì che i cosiddetti scettici si stiano liberando della definizione di “negazionisti” coniata per loro da chi riteneva chiuso il discorso sul clima e comincino a far sentire la loro voce.
Il film “Not evil, just wrong” è un esempio in tal senso: uscito pochi giorni fa, è un contro-documentario che critica le “verità scomode” del lungometraggio con cui l’ex vicepresidente americano Al Gore vinse l’Oscar e il Nobel per la Pace nel 2007. Diretto da Phelim McAleer, “Non cattivo, semplicemente sbagliato” cerca di frenare l’isteria che il catastrofismo à la Gore ha generato negli ultimi anni. Al è in difficoltà, e non solo per la sorta di “nuvoletta di Fantozzi” che tradizionalmente lo accompagna quando parla di global warming in giro per il mondo (dove arriva lui si registrano quasi sempre temperature sotto la media), ma perché in troppi si stanno accorgendo delle esagerazioni apocalittiche che contraddistinguono i sostenitori del riscaldamento globale per cause antropiche: la scorsa settimana, dopo quattro anni passati lontano da domande scomode, Al Gore ha accettato di partecipare a una sorta di conferenza stampa in cui avrebbe risposto a tutte le domande dell’associazione dei giornalisti ambientali, la Society of Enironmental Journalists. A quell’incontro c’era anche, come membro effettivo dell’associazione, Phelim McAleer, regista di “Not evil, just wrong”, che a un certo punto ha chiesto la parola e, ottenutala, ha domandato ad Al che cosa pensasse dei “nove importanti errori” che un giudice inglese ha individuato nel suo film, tanto da vietarne la proiezione nelle scuole inglesi. Gore ha risposto dicendo che nelle scuole invece il suo film è stato fatto vedere, ma McAleer ha insistito, chiedendo al premio Nobel di entrare nel merito, volendo sapere se avrebbe fatto qualcosa per riparare a quegli errori. A quel punto McAleer è stato circondato da due energumeni che lo hanno invitato fisicamente a tacere, con – nitida – la voce di uno dei responsabili dell’associazione di giornalisti che, rivolto alla sala regia, diceva: “Kill the mic!”, “spegnigli il microfono”.
Quando si alza il tono dello scontro si ammettono implicitamente delle difficoltà. Così il governo inglese guidato da Gordon Brown (che due giorni fa spiegava che se a Copenaghen non si raggiungerà un accordo la Terra ha i giorni contati) ha messo in onda uno spot dedicato ai bambini sui pericoli che derivano dalla produzione di CO2. Non riuscendo ad avere presa sugli adulti nonostante i messaggi sui media siano a senso unico (tutti i sondaggi dicono che la gente è più preoccupata di economia e terrorismo che dei cambiamenti climatici) provano a spaventarli fin da piccoli: nel commerciale andato in onda questa settimana si vede un papà che racconta la favola della buonanotte alla piccola figlia che ascolta la storia con volto spaventato: “Cera una volta un paese in cui il clima era diventato molto molto strano”, dice il babbo; gli scienziati avevano detto che la colpa era della CO2 e che per questo molte città sarebbero state sommerse e i bambini avrebbero perso i loro cuccioli travolti da catastrofi naturali. Come combattere tutto questo? Ad esempio spegnendo la luce in camera quando non serve. “C’è un lieto fine?”, chiede la bimba spaventata. “Dipende da te”, risponde la voce fuori campo. Oltre alla grossolanità della soluzione prospettata nello spot, questa campagna (costata sei milioni di sterline al governo britannico) ha scatenato le ire di moltissimi genitori oltre che dell’opposizione conservatrice: “Una pubblicità – ha detto Philip Davies – che rivela quanto logoro sia il punto di vista del governo se decide di spaventare i ragazzini per combattere il cambiamento climatico”. Ma il portavoce del dipartimento per il cambiamento climatico ha risposto che “per proteggere la prossima generazione dobbiamo motivarla”. Appunto, non terrorizzarla.
Lo spot in questione è però in linea con gli allarmismi del premier inglese, che ha da poco dichiarato che “la Conferenza sul clima di Copenaghen è l’ultima possibilità per raggiungere un accordo globale, ridurre le emissioni ed evitare il disastro. Se non raggiungeremo un’intesa non ci sono dubbi: una volta che il danno delle emissioni è fatto, sarà troppo tardi”. In effetti col passare dei mesi l’appuntamento danese è passato da momento catartico e decisivo per il futuro dell’umanità a semplice punto di incontro dei vari potenti del mondo per riempirsi la bocca di clima. Così diversi politici già avvertono che non ci si deve aspettare molto da quello che nell’immaginario comune dovrebbe essere un “Kyoto 2”. Come nel romanzo di Michael Crichton “Stato di paura”, più il meeting sul clima si avvicina più i media rilanciano i disastri per spaventare l’opinione pubblica e incastrare Obama e compagnia alle loro responsabilità. Responsabilità (vere o presunte che siano) di cui già approfittano non pochi paesi poveri: a fine agosto dieci paesi africani si sono riuniti per chiedere ai paesi industrializzati 46 miliardi di dollari perché per colpa loro in Africa fa caldo. Se il conto non verrà pagato, hanno avvertito, Copenaghen rischia di saltare.
In tutto questo per fortuna il dibattito sulle vere cause del global warming si è riaperto, e ciò non può che giovare alla causa. L’articolo del Monde, oltre a sostenere che lo stop al riscaldamento globale non significa assolutamente che l’uomo non ne sia il responsabile, ammetteva che questo “raffreddamento” potrebbe essere dovuto a cause naturali. E questa è una notizia: a leggere certe cose, negli ultimi tempi, sembrava che la natura fosse stata ormai sostituita in toto dall’uomo.
Pubblicato su Il Foglio. Le evidenziazioni in grassetto sono nostre.
Su questo argomento abbiamo pubblicato le recensioni del libro Che tempo farà. Falsi allarmi e menzogne sul clima
domenica 25 ottobre 2009
Il ritorno degli Spandau Ballet
Si chiudono alla O2 Arena le tre date londinesi del Reformation tour iniziato il 13 ottobre a Dublino, che ha riportato gli Spandau Ballet di nuovo insieme sul palco a vent'anni di distanza dalla loro separazione. Il gruppo di Tony Hadley e dei fratelli Kemp ritorna sulle scene in una versione nuova, un po' attempata, ma che nello spirito assomiglia a quella di vent'anni fa.
Da 'Only when you leave' a 'I'll fly for yoù, passando per 'Through the Barricades', per chiudere poi con 'True' e 'Gold', la band ha tenuto il palco per quasi due ore. Il tentativo è quello di rianimare gli anni '80 e per il pubblico - quasi tutto della loro generazione - l'esperimento sembra funzionare. L'arena infatti è piena e il pubblico coinvoltissimo. Certo ci sono degli ovvi limiti dovuti al passaggio del tempo che ha segnato i cinque ragazzi, ma il loro 'marchio di fabbrica' che li aveva resi famosi negli anni '80 si sente ancora. Allora erano la faccia pulita del pop britannico, i rappresentanti di un elegante elettropop, che valse al gruppo l'etichetta di new romantics. Erano l'altro lato della medaglia rispetto agli altri britannici eccellenti del pop, i Duran Duran, con cui gli Spandau oggi dicono di aver avuto sempre un rapporto tranquillo. E quello stesso stile elegante, seppure modellato per il nuovo secolo, è riapparso sul palco della O2 Arena.
"Questo è il lavoro più bello del mondo. Non potevamo che tornare a farlo", dice Gary Kemp prima di salire sul palco londinese. "Non ha niente a che vedere con i soldi", dice Steve Norman."E' stato semplicissimo" dice Tony Hadley, la voce del gruppo, "adesso è addirittura più facile lavorare insieme. "E questo è solo l'inizio", aggiunge Gary. Oltre il tour c'é un disco, 'Once more' che include i brani classici riarrangiati più due inediti e che sarà in vendita da oggi in Italia. Ma, dicono gli Spandau, le due cose sono distinte tra loro. Sembra infatti sia nato prima il tour a cui poi è seguito l'album. E loro preferiscono di gran lunga la parte live del loro ritorno alle scene. "Ora è addirittura meglio che vent'anni fa", dicono. Così il concerto londinese del 21 diventerà un Dvd che testimonia il tour e che in Gran Bretagna sarà in vendita dal 30 novembre. Gli Spandau saranno in Italia a marzo: il 1 a Milano, il 2 a Roma e il 3 a Firenze. "Gli italiani conoscono meglio di tutti il valore della nostra 'eredita''", ha detto John Keeble, il batterista del gruppo. Ecco perché i cinque 'ragazzi' dicono di non vedere l'ora di sbarcare in Italia.
Tony degli Spandau Ballet, piano B se c'è il flop
Tony Hadley come Mick Hucknall, entrambi produttori e venditori di vino? Il cantante degli Spandau Ballet non ha menzionato il nome del collega dei Simply Red quando, intervistato da un quotidiano britannico, ha parlato della sua possibile nuova attività. Ma il senso è quello. Hadley, di nuovo al microfono degli Spands dopo vent'anni di rancorosa separazione, ha affermato che, se il ritorno del suo ritrovato gruppo dovesse rivelarsi un flop, potrebbe riciclarsi nell'attività di venditore di vino lanciando una nuova marca. Il cantante (Londra, 2 giugno 1960), che già si occupa di birra con una piccola etichetta, la Hadley's Gold, ha riferito d'aver visionato un vigneto francese di proprietà di un inglese e che potrebbe decidere di occuparsene qualora gli Spandau Ballet non dovessero ritrovare il successo.
Tolkien: «Il mio anello contro i Nibelunghi»
Il pubblico italiano fino ad oggi ha conosciuto poco il lato poetico del famoso scrittore inglese, che invece è molto importante nello sviluppo della sua opera letteraria; questo libro inizia quindi a colmare un vuoto e lo fa con tutta la solennità e la serietà del suo contenuto. Un testo drammatico, anzi tragico, questo del La leggenda di Sigurd e Gudrun (come ogni buona saga nordica che si rispetti), che è la versione norrena dell’analogo ciclo germanico di Sigfrido e dei Nibelunghi. La trama dei due poemi è complessa al punto giusto per scoraggiare sia i recensori più esperti sia gli appassionati più zelanti di Tolkien, che certamente divoreranno anche questo nuovo-antico inedito dell’inventore degli Hobbit, pur consapevoli che qui non ci si muove più nelle fantastiche lande della Terra di Mezzo. Qui invece siamo piuttosto nell’Età di Mezzo e su questo è forse il caso di soffermarsi. Tolkien, prima ancora di essere uno degli scrittori più letti e amati al mondo, è stato un insigne filologo e raffinato esperto di tutto ciò che riguarda il mondo dell’Europa medioevale. Che cosa cercava e cosa ha trovato Tolkien in quel mondo? Una parola-chiave per provare a fare luce su questo interrogativo è northerness, cioè "nordicità", e una figura-chiave è quella C.S. Lewis, grande amico di Tolkien e autore anch’egli di celebri saghe fantastiche.
I due, entrambi filologi, erano ambedue innamorati della "nordicità", sin dalla loro infanzia. Riflettendo su quel periodo della vita, C.S. Lewis così si esprime nella sua autobiografia: «La nordicità aveva sempre la precedenza […]. Passai da Wagner a tutto quello che mi riuscì di trovare sulla mitologia norvegese, da questi libri ricevetti ancora una volta la trafittura della gioia, se a questo punto avessi trovato qualcuno che mi insegnasse il norvegese antico credo che mi ci sarei buttato a capofitto». Affermazione preziosa, non tanto per il riferimento a Wagner (famosa la battuta dello schizzinoso Tolkien, che fu sempre disturbato dal confronto tra il suo Anello e quello dei Nibelunghi: «Entrambi gli anelli sono rotondi, questa è l’unica rassomiglianza»), quanto per quell’accenno alla gioia che trafigge. Ecco cosa cercavano Tolkien e Lewis, anzi ecco da che cosa erano raggiunti e "feriti" perché «la bellezza ferisce», come ricordava nel 2002 l’allora cardinale Ratzinger. «A volte mi capita quasi di pensare di essere stato spinto verso quei falsi dei per acquistare la capacità di adorare il giorno in cui il vero Dio mi avrebbe richiamato a Sé – continua Lewis nelle sue memorie –. Tutte le gioie evocano sempre qualcosa. Esse non sono mai un possesso, ma sempre un desiderio di passato o di remoto o di ancora "di là da venire"».
Andrea Monda
LIBRI: TOLKIEN, ARRIVA IN ITALIA INEDITO 'LEGGENDA DI SIGURD'
Arriva in Italia, a distanza di cinque mesi dall'uscita in Gran Bretagna, l'inedito libro di John R.R. Tolkien (1892-1973), lo scrittore inglese autore della saga del 'Signore degli Anelli', incentrato su una rilettura della leggenda nordica dei Nibelunghi. Per la prima volta infatti l'editore Bompiani pubblichera' il prossimo 21 ottobre la traduzione della versione originale di 'La Legenda di Sigurd e Gudrun' (pagine 236, euro 25), scritta in versi tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, quando Tolkien era professore di letteratura anglosassone all'Universita' di Oxford e quando ancora non aveva dato alle stampe i suoi piu' celebri romanzi.
Presentata come una storia di amore e vendetta, un poema epico imperdibile per i lettori di Tolkien, l'opera e' stata tradotta a cura della Societa' Tolkieniana. Il libro racconta due leggende intrecciate, quella di Sigurd e quella di Gudrun, presenti anche nella saga dei Nibelunghi. Di Sigurd (Sigfrido), vengono narrate le imprese eroiche, volute dalla madre per vendicare la morte di Sigmund, fino alla conquista della valchiria Brynhildr (Brunilde), che Sigurd ''risveglia'' dal suo sonno simbolico.
Sara' proprio per amore di Brunilde che Sigurd morira', ucciso per volere di un suo altro pretendente. Di Gudrun, inconsolabile vedova di Sigurd, leggiamo invece la storia di vendetta; Gudrun, infatti, straziata dal dolore per la perdita di Sigurd, giura di vendicarne la morte. Sposa quindi Attila (Atli), re degli Unni, e attira i fratelli e il loro uomo di fiducia Hagen (Hogni) in una trappola mortale: dopo una feroce battaglia, riesce a catturarli e li uccide, poi li da' in pasto al marito, che assassina dopo questa orribile punizione.
Up, l'animazione in poesia

Un vecchio dalla burbera umanità, 20.622 palloncini che sollevano da terra la sua casa, un grande amore, una nuova amicizia inaspettata e un viaggio avventuroso. Ecco gli elementi che fanno di Up un capolavoro assoluto che entusiasma e commuove.
Up è da pochi giorni in tutti i cinema, distribuito dalla Walt Disney, arriva Up l'ultimo nato in casa Pixar. Elogiare la casa di animazione creata da John Lasseter è inutile, i loro film parlano da soli, se poi aggiungiamo che Up è stato scelto come film di apertura del Festival di Cannes e che a John Lasseter e ai suoi più stretti collaboratori è andato il Leone d'Oro alla Carriera alla Mostra di Venezia. Si chiude il cerchio.
Carl, un vecchietto da poco rimasto vedovo, ha sempre sognato, insieme alla moglie, di andare a visitare Paradise Falls in Sud America. Nel momento in cui minacciano di sfrattarlo, l'anziano arzillo decide di appendere migliaia di palloncini alla sua villetta e partire per l'agognata meta. Con sua grande sorpresa quando è già sospeso in aria qualcuno bussa alla sua porta: è Russell, un giovanissimo boy scout con il quale intraprenderà una incredibile avventura.
Up è un film bellissimo, divertente, commovente, vero come la vita. Talmente riuscito che abbiamo visto vari colleghi uscire con gli occhialini 3D umidi per le lacrime versate. " Pete Docter e Bob Peterson che hanno diretto Up hanno lavorato due anni allo script - ha affermato Lasseter - Questo per dirvi che se la pellicola è riuscita non è grazie (solo) agli effetti speciali, al 3D, ma perché racconta una grande storia. Io adoro il 3D ma se non hai una storia umana, vera da raccontare, non ci sono effetti speciali che tengano. I nostri personaggi devono sembrare degli amici che conosciamo bene. Questo è il nostro modo di lavorare e di vivere ". Questa è la forza della Pixar e vi assicuriamo che Carl rimarrà nel vostro cuore. Ora si scommette sull'Oscar!
mercoledì 14 ottobre 2009
«Saviano non doveva avere la scorta»
NAPOLI - Il titolo che i lettori del Corriere troveranno giovedì 15 a pagina 78 del Magazine, a introdurre «L’intervista » di Vittorio Zincone, è: «Saviano non doveva avere la scorta». Nell’occhiello c’è il nome e cognome di chi sostiene questa tesi: Vittorio Pisani, capo della Squadra Mobile di Napoli.
Pisani è un funzionario di grande spessore e sicuramente di grande futuro. Un patrimonio della Polizia, se a nemmeno quarant’anni (oggi ne ha 42) gli fu affidato il comando di uno degli uffici investigativi più importanti d’Italia. È un calabrese taciturno e poco avvezzo alla ribalta mediatica, ma nell’intervista a Magazine sceglie di incamminarsi su un terreno che inevitabilmente proprio su quella ribalta lo espone. Andare controcorrente sul tema Saviano è impegnativo. Però Pisani non parla per sentito dire. Spiega: «A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta». E in tre anni non sembra aver cambiato idea: «Resto perplesso quando vedo scortare persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni». Nemmeno di Gomorra pare entusiasta: «Ha avuto un peso mediatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori».
È la prima volta che un uomo dello Stato mette in discussione il fenomeno Saviano, sia per quanto avrebbe inciso con il suo libro nella lotta alla camorra, sia per i rischi ai quali quel libro lo avrebbe esposto. Ma Pisani rischia di rimanere solo. Saviano, contattato dal Corriere per una replica, sceglie ufficialmente il silenzio, ma è chiaro che l’ha presa malissimo. E comunque ci tiene a far sapere di avere avuto in questi anni conferme di essere stato condannato a morte dai casalesi, anche da persone in passato vicine al clan capeggiato da Francesco «Sandokan» Schiavone e dai superlatitanti Mario Iovine e Michele Zagaria.
Non risponde direttamente a Pisani, ma prende chiaramente le distanze, invece, il procuratore di Salerno Franco Roberti, fino a pochi mesi fa capo della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. «Non commento l’opinione personale del dottor Pisani— dice — ma vorrei ricordare che il comitato presieduto dal prefetto che assegnò la scorta a Saviano lo fece sulla base di una serie di informazioni anche confidenziali e tutte convergenti. E quindi non ho dubbi che lo siamo di fronte a un soggetto da proteggere assolutamente » .
Del resto la decisione di assegnare o meno la scorta a qualcuno viene presa anche considerando un contesto ambientale che può non avere riscontri certi dal punto di vista giudiziario. Per esempio non sono mai stati individuati gli autori delle scritte contro Saviano sui muri di Casal di Principe, né dei volantini trovati nella buca delle lettere dei genitori dello scrittore. Ma quegli episodi rappresentano una minaccia. Come fu una minaccia il proclama in aula durante il processo Spartacus contro Saviano, il giudice Raffaele Cantone e la giornalista Rosaria Capacchione. Per quell’episodio, però, un risvolto giudiziario c’è e c’è un’inchiesta che vede imputati Iovine e l’altro boss dei casalesi Francesco Bidognetti. Archiviata, invece, l’indagine sulla preparazione di un attentato con autobomba per uccidere lo scrittore. Se ne parlò come della confidenza di un pentito, ma in realtà non era vero niente. Non solo l’organizzazione dell’attentato ma nemmeno la confidenza del pentito.
«La scorta a Saviano è necessaria»
MILANO - Nessuna riduzione della protezione per lo scrittore Roberto Saviano, si valuta anzi un rafforzamento delle misure. Lo afferma il capo della polizia, Antonio Manganelli in una nota in cui si precisa che «sono state confermate le misure di protezione già in atto e disposte misure ulteriori delle persone esposte al pericolo di azioni violente da parte delle organizzazioni criminali, a cominciare dallo scrittore». Una risposta a quanto affermato da Vittorio Pisani, capo della Squadra Mobile di Napoli, secondo cui «Saviano non doveva avere la scorta». «L'esigenza di tali misure - prosegue la nota del Dipartimento di pubblica sicurezza - viene confermata dal capo della polizia che si riserva, anzi, di valutarne l'eventuale rafforzamento». Manganelli sottolinea che «l'azione di contrasto alla criminalità organizzata costituisce un'assoluta priorità dell'intervento del ministero dell'Interno e delle forze di polizia nel nostro Paese».
PD: POLEMICHE PERICOLOSE - Secondo il Pd quelle mosse da Pisani sono polemiche pericolose. «È evidente a tutti, a Saviano per primo, che sarebbe molto meglio se lui non dovesse circolare con la scorta: sarebbe il segno di un Paese normale, dove uno scrittore può raccontare i mali della sua terra e non rischiare ritorsioni violente - dice la capogruppo del Pd in commissione Antimafia Laura Garavini -. Così, purtroppo, non è e se le autorità hanno deciso di dare la scorta a Saviano avranno sicuramente avuto ragioni serie e fondate. Questi dibattiti temo che finiscano, del tutto involontariamente, solo per fare un ulteriore favore alla criminalità organizzata».
lunedì 12 ottobre 2009
Specchio, specchio delle mie brame…

La polemica divampa ormai furiosa da quasi venti giorni su riviste specializzate, sul web e persino sui giornali: i neuroni specchio - scoperta che ormai connota la città di Parma nel mondo quasi quanto il parmigiano e il prosciutto crudo - esistono o non esistono nell’uomo?
A gettare scompiglio, come i più attenti già sapranno, è un articolo che il neuroscienziato italo-americano Alfonso Caramazza, ora direttore, oltre che del Laboratorio di scienze cognitive di Harvard, anche del Centro mente e cervello di Rovereto, ha pubblicato sulla rivista PNAS.
Un po’ di storia
Alla fine degli anni ‘80 il gruppo di neurofisiologi dell’Università di Parma guidato da Giacomo Rizzolatti identifica casualmente nella scimmia una popolazione di neuroni che si attiva sia quando l’animale compie un atto motorio finalizzato sia quando lo osserva in un’altra scimmia e persino nell’uomo. Attraverso una serie di studi successivi, viene elaborata la teoria dei neuroni specchio, secondo la quale esiste nel nostro cervello una popolazione neuronale in grado di attivarsi in presenza di atti motori indipendentemente dalla modalità con cui questi sono compiuti (quindi anche attraverso l’osservazione e persino attraverso l’ascolto di un suono, come avviene, per esempio, quando si sente il rumore di un guscio di noce che si rompe e si immagina l’azione sottostante). Per farla breve, i neuroni specchio sarebbero alla base della capacità di alcune specie superiori di capire le intenzioni altrui. In pratica sarebbe il substrato fisiologico dell’empatia e, di concerto, anche della cosiddetta teoria della mente, la capacità di pensare all’altro come essere pensante. In sostanza, la radice della coesione sociale.
Alcuni neuroscienziati del gruppo di Parma si sono spinti addirittura a interpretare, alla luce dei neuroni specchio, fenomeni come la produzione artistica (Vittorio Gallese) o, per l’appunto, la coesione sociale e la politica (Marco Iacoboni). I neuroni specchio interessano anche i filosofi: per esempio, Laura Boella, che insegna filosofia morale all’Università Statale di Milano, li ritiene alla base del meccanismo di riconoscimento intersoggettivo ipotizzata dal fenomenologo francese Merlau-Ponty, nonché da gran parte della filosofia contemporanea.
La presenza dei neuroni specchio è stata dimostrata con registrazione diretta tramite elettrodi intracranici solo nelle scimmie. Le prove a sostegno della loro esistenza nell’uomo sono numerose ma utilizzano sistemi di imaging come la PET o la risonanza magnetica funzionale, perché le tecniche invasive, pur possibili, sono ovviamente complesse ed eticamente controverse. Inoltre, per quanto finora si è capito, il sistema specchio nell’uomo avrebbe una struttura diversa che nell’animale e forse non sostenuta esclusivamente da popolazioni neuronali “specchio” ma anche da altre “stazioni”, come il solco temporale superiore, nel quale i neuroni specchio non sono presenti a detta di tutti gli esperti.
Lo studio di PNAS
Usando una tecnica di risonanza magnetica che permette di misurare l’adattamento (cioè la diminuzione fisiologica dell’attività dei neuroni che vengono utilizzati ripetutamente per lo stesso scopo) di certe aree cerebrali (fMRI adaptation), Caramazza ha elaborato un esperimento, condotto su 12 soggetti, che ha misurato l’adattamento di determinate zone del cervello di fronte ad atti motori ripetuti sia attivamente sia con la sola osservazione. In teoria, sostiene il neuroscienziato di origini siciliane, se i neuroni specchio esistono davvero dovrebbero adattarsi alla ripetizione dello stimolo transmodale (cioè agito e osservato), il che, nel suo esperimento, non accade.
Sempre secondo Caramazza, che sostiene con ciò di aver dimostrato l’inesistenza dei neuroni specchio nell’uomo, questi dati confermano quelli pubblicati da Ilan Dinstein della New York University nel 2007.
I termini della polemica
A favore di Rizzolatti e del gruppo di Parma si sono schierati immediatamente personaggi del calibro di Piergiorgio Strata, direttore dell’EBRI (l’istituto di neuroscienze voluto da Rita Levi Montalcini) che sottolinea la scarsa affidabilità della tecnica utilizzata e il numero ridotto (12) di soggetti esaminati. Lo stesso Vittorio Gallese ha ricordato che l’anno scorso, con la stessa tecnica, Nancy Kanwisher, che lavora all’MIT di Boston, era giunta a risultati diametralmente opposti. Anche dal punto di vista dell’evoluzione, dicono molti esperti, sarebbe assurdo pensare a un sistema così utile e “parsimonioso” che si mantiene fino ai primati ma viene perso proprio dall’uomo.
A confronto ci sono due visioni del funzionamento dei processi cognitivi superiori. Per semplificare un po’ con l’accetta (altrimenti qui si fa notte!), secondo il modello sostenuto dalla scoperta dei neuroni specchio, il sistema motorio non sarebbe solo deputato alla semplice esecuzione meccanica di gesti, ma sarebbe in grado di attribuire a questi stessi gesti significati ed emozioni. Se i neuroni specchio non fossero presenti nell’uomo, invece, si tornerebbe a una visione definita “riduzionista”: un sistema motorio deputato all’azione e un sistema cognitivo superiore che “associa” all’azione significati sulla base di un proprio funzionamento autonomo. La teoria della mente tornerebbe ad essere quello che era in origine (un modello cognitivo separato dalla funzione motoria) mentre con i neuroni specchio è “embedded” all’azione (o alla sua osservazione negli altri).
La polemica ha assunto anche toni decisamente sgradevoli: Caramazza difende il proprio operato e sostiene che il mondo scientifico italiano attua verso la teoria dei neuroni specchio una sorta di “protezionismo”, mentre il gruppo di Parma lo ha accusato nell’ordine di aver pubblicato su PNAS un lavoro mediocre perché aiutato da referees amici (Iacoboni) o di aver montato un caso per far pubblicità al neonato Cimec (Gallese). Insomma, tira una brutta aria nelle neuroscienze che trascende anche l’importanza della posta in gioco: Copernico contro Tolomeo…
PS: Per chi volesse saperne di più, vi segnalo che nel numero di luglio di Le Scienze ci sarà un articolo di quattro pagine, a firma di Andrea Lavazza, con le opinioni di tutti i ricercatori in causa e una sintesi della questione.
Dilemmi educativi
Gli stessi autori della ricerca sono rimasti stupefatti dall’impatto che l’introduzione del creazionismo nelle scuole (sia pure come “visione alternativa” a quella evoluzionistica) ha sulla percezione di scientificità della teoria dell’evoluzione.
Morale: questo è quanto si ottiene quando si mescolano capre e cavoli. Chi sostiene che in nome di una non meglio precisata “democraticità” bisogna dare spazio a tutte le visioni del mondo (comprese quelle antiscientifiche) non fa i conti con la gran confusione che ne ricavano i più giovani. Come giustamente fanno notare gli autori dello studio, il problema è il contesto. Il creazionismo è una teoria religiosa o filosofica, se si preferisce, e come tale va insegnata. A lezione di biologia, invece, si deve insegnare ciò che è dimostrato.
E se pensate he si tratti di problemi che riguardano solo quegli invasati degli americani, date un’occhiata al grafico che vi riporto più sotto. È tratto da un lavoro apparso su Science nel 2006, che valutava l’adesione generale alla teoria dell’evoluzione in diversi Paesi, tra cui l’Italia.
Non siamo mica messi così bene…
Incapaci di volere, capaci di far male
La giornata era organizzata dal giudice Amedeo Santosuosso, direttore del Centro di ricerca interdisciplinare che fa capo alla Facoltà di giurisprudenza pavese, molto attivo nei campi della bioetica e della neuroetica.
Ovviamente il tema dell’imputabilità è stato uno di quelli più dibattuti, anche perché giudici ed esperti di neuroscienze vedono spesso la faccenda da due angolazioni differenti. In particolare, ha affermato senza peli sulla lingua Luisella De Cataldo, avvocato e psicologa, presidente dell’Associazione di psicologia giuridica, quando le perizie si basano solo su interpretazioni psicodinamiche, vige una certa arbitrarietà nei giudizi. E comunque, ha detto rivolta agli esperti di mente e cervello presenti in sala, “a sentir voi nessuno sarebbe imputabile, perché c’è sempre un evento traumatico che ne ha determinato le azioni”.
Per essere imputabile (e quindi, eventualmente, condannabile) un individuo deve essere in grado di intendere la gravità del gesto ha compiuto e di volere, cioè di porre un freno razionale all’impulso a compiere il male.
“Ancora prima che le neuroscienze svelassero l’esistenza di patologie in cui la capacità di intendere è mantenuta ma si perdono i freni inibitori, come per esempio alcune malattie psichiatriche e neurologiche che coinvolgono i lobi frontali, i legislatori avevano intuito la difficoltà di giudicare i cosiddetti delitti d’impulso, per i quali erano previste alcune attenuanti” ha detto ancora De Cataldo.
Oltre alla capacità di intendere e volere, per processare una persona bisogna anche che essa sia in grado di partecipare al processo stesso: se dal momento del delitto a quello del giudizio le condizioni mentali del soggetto si deteriorano (per esempio per via di una malattia degenerativa come l’Alzheimer), il giudice è obbligato a dichiararne la non imputabilità.
Nel caso dello stupratore romano, se si rivelerà essere davvero colpevole come sembra dai primi riscontri, sono evidenti manifestazioni patologiche tali da far presupporre almeno l’incapacità di volere (per esempio il fatto che, a detta delle vittime, provava un senso di vergogna dopo la violenza). Ciò non significa che un individuo non possa essere pericoloso socialmente o persino per se stesso, o che non possa scivolare lentamente verso delitti più efferati, fino all’omicidio. Significa solo che, a rigore di legge, non è condannabile (ma ovviamente può e deve essere obbligato a curarsi ed essere sorvegliato con attenzione). L’Italia, tra l’altro, mantiene ancora aperti gli ospedali psichiatrici giudiziari, benché molti psichiatri ne chiedano la chiusura, ritenendoli non adatti al recupero dei pazienti.
Se può accadere che anche uno stupratore seriale o un killer non venga condannato, è perché la legge, teoricamente, non ha una funzione punitiva ma riabilitativa (e comunque punire qualcuno che non è in grado di capire o di frenare i propri impulsi è ovviamente inutile dal punto di vista della deterrenza).
Un perito del tribunale, in casi di manifesta patologia psichiatrica o neurologica, non può fare altro che dire la verità, cioè che l’imputato non è imputabile. È ciò che ha fatto il perito che anni fa scrisse il rapporto su Bianchini e, fino a prova contraria, dobbiamo credere che avesse elementi diagnostici a sostegno della propria perizia.
Più difficile, invece, è pronunciarsi sulla probabilità che un individuo ripeta l’atto criminoso, poiché dipende ovviamente dalla diagnosi. Se una persona è affetta da una demenza frontale e spende senza ritegno, emettendo assegni a vuoto, continuerà a farlo, almeno fino a quando la malattia non comprometterà la sua autonomia tanto da rendere impossibile qualsiasi attività.
Giudici e periti, hanno detto gli esperti riuniti a Pavia, devono per forza collaborare più strettamente, per comprendere meglio non solo il linguaggio dell’altro, ma anche i suoi strumenti di giudizio. Solo così chi commina le pene potrà davvero giovarsi del contributo di chi studia il cervello, anche quello degli uomini che compiono orrendi delitti.
E la società non può restare a guardare, limitandosi protestare quando, in base a una legge che tutela i malati, uno di essi sfugge anche dalle maglie di chi lo dovrebbe curare per impedirgli di fare del male a degli innocenti. È evidente a tutti che quando questo accade, come nel caso in questione, c’è qualcosa che non va nel sistema. È altrettanto evidente, però, che gridare al “chiudetelo in prigione e buttate la chiave” non è etico (anche se a qualcuno può sembrare la soluzione giusta), né lo è, a mio avviso, invocare pratiche come la castrazione chimica (applicata in alcuni Paesi come la Germania con una scarsa efficacia e molti dubbi). Scoprire che la mente umana può, se alterata, concepire abissi di perversione e cattiveria e stupirsene è da ingenui. Meglio chiedersi cosa deve farne, una società, di questi individui che sono, per l’appunto, incapaci di intendere e volere.
domenica 11 ottobre 2009
Scolpito nel silicio

Ieri su Repubblica, a firma di Jaime D’Alessandro, ho letto un bell’articolo (purtroppo non disponibile on line), che racconta la storia di Gordon Bell, ricercatore della Micrososft che ha pubblicato un libro “Total recall, how the e-memory revolution will change everything” sul progetto MyLife-Bits. Bell ha deciso, nell’ambito di un esperimento partito nel 1998, di registrare su supporto digitale tutto ciò che gli succede: telefonate, spostamenti, immagini. Se all’inizio ha dovuto selezionare i ricordi meritevoli di archiviazione, oggi, con il progresso dei programmi di database, la maggior parte delle sue azioni viene registrata in automatico.
Oramai, però, non serve essere un programmatore della Microsoft perché ciò accada: è quanto avviene a molti di noi. Io, che ho sempre avuto la mania del ricordo, ho conservato i diari dell’infanzia, poi le agende, i foglietti, le lettere degli amici. Molte cose sono ancora da qualche parte negli scatoloni su in solaio, ma molte altre sono andate perse negli innumerevoli traslochi, oppure sono stata io stessa a eliminarle, perché semplicemente non volevo più “ricordarle”. Ma da quando utilizzo agende elettroniche, smart phones, e-mail, social networks, iPhoto, iTunes eccetera mi sorprendo sempre più spesso della precisione con cui riesco a ricostruire gli avvenimenti della mia vita. Se al contenuto di questi programmi e supporti sommiamo tutto ciò che scrivo, per diletto e per lavoro, non è poi difficile, per me (o forse anche per chi mi conosce bene), risalire addirittura alle emozioni provate in determinati momenti.
L’articolo di D’Alessandro si concentra sugli aspetti tecnici del fenomeno: la maggior capienza degli hard disk, l’aumentata compatibilità tra un programma e l’altro, necessaria al trasferimento dei dati man mano che si cambiano i computer.
C’è un fatto, però: quella delle mie figlie sarà probabilmente la prima generazione che avrà a disposizione una memoria puntuale e oggettiva della propria vita, una memoria che sarà situata al di fuori del loro cervello pur essendo interrogabile, incrociabile, confrontabile. Lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, intervistato in chiusura dell’articolo, afferma :”Essere i propri pensieri e la propria storia è un’ipotesi affascinante”. Già, perché noi siamo convinti di “essere la nostra storia”, ma le neuroscienze ci dicono che non è così, che i ricordi vengono rimaneggiati ogni volta che li rievochiamo, che costruiamo nuove sinapsi e dotiamo il passato di nuovi significati alla luce di ciò che è il nostro presente.
È sempre stato così, nella storia dell’uomo, perché anche i testi scritti (unico possibile supporto insieme alla fotografia fino a non molto tempo fa) lasciano spazio all’immaginazione, evocano solo parzialmente l’obiettività di un accadimento. Il digitale, però, ci mostra tutte le versioni del nostro ricordo in contemporanea: la foto insieme all’annotazione sull’agenda (con il luogo e la lista dei presenti) insieme alla schermata del lettore mp3 che segnala il brano che abbiamo ascoltato e scaricato mentre quella stessa foto veniva scattata.
È lo stesso Pietrolli Charmet ha usare il termine “protesi tecnologiche” per definire tutte queste “appendici” della nostra memoria. Si discute tanto della “mente espansa” come di un’ipotesi futura, da realizzarsi quando il supporto biologico (il neurone) imparerà a dialogare col supporto digitale (il silicio), ma la mente espansa è già qui: non ho bisogno di un jack da inserire nel cranio, come in Nirvana o Johnny Mnemonic, per scaricare i miei ricordi nel computer: lo faccio quotidianamente, e con il wireless.
Avere a disposizione una memoria esatta del nostro vissuto è un bene? Niente più rimozioni, dice lo psicoanalista, e quindi, teoricamente, niente conflitti. Ma anche l’impossibilità, per l’incoscio (se vogliamo restare nell’ambito dell’interpretazione psicodinamica) di agire sul nostro vissuto: niente mediazioni, filtri. Il ricordo è qui, è presente e passato nello stesso tempo. Allettante e inquietante.
Ma i terremoti si parlano?

Due eventi sismici violenti, violentissimi, in meno di ventiquattr’ore. Vicini, diremmo, anche se a dire la verità tra le Samoa e Sumatra ci sono quasi 10.000 chilometri di distanza. Ma la domanda è istintiva: possibile che due terremoti così violenti siano collegati?
Anni fa, su “Le Scienze”, abbiamo pubblicato un articolo (era l’articolo di copertina, e fu un numero che riscosse grande successo, che potete scaricare qui: terremoti-stein) in cui si ipotizzava che in qualche modo i grandi sismi si parlino, anche a distanza, che le irrequietudini di una faglia si propaghino lungo quella interminabile catena di punti che mettono in contatto le placche tettoniche.
Nel caso di oggi, la risposta alla domanda che tutti ci poniamo è quasi sicuramente no. I due terremoti che si sono susseguiti potrebbero non avere nulla in comune. Per una seria ragione, oltre alla grandissima distanza che separa gli epicentri e alla profondità diversissima a cui sono avvenuti i terremoti. La si vede nella mappa che incollo qui sotto (cliccateci sopra per ingrandirla, i due grandi terremoti delle ultime 24 ore sono i cerchi rossi più grandi).
usgs
Le faglie coinvolte nei due eventi sismici sono diverse. Il terremoto di Samoa si situa al confine tra la placca pacifica e la placca indo-australiana. Il terremoto di Sumatra è avvenuto al margine tra quest’ultima e la placca asiatica. Sono due delle regioni più sismiche del mondo, come testimonia l’incredibile affollarsi di puntini viola (rappresentano i terremoti degli ultimi cinque anni) in quelle zone. E dunque non è poi così sorprendente che da quelle parti avvengano sismi violenti. Statisticamente, anche nello stesso giorno.
Epèpure proprio domani, su “Nature”, è in uscita un articolo (di cui trovate un riassunto qui) i cui autori descrivono i risultati dei loro studi a proposito della possibilità che i movimenti di una faglia inneschino tensioni che provocano terremoti anche in faglie molto distanti. Il loro lavoro si basa sulla faglia di San Andreas, in California, e naturalmente non è definitivo. Però l’ipotesi è suggestiva. Ma ci vorranno ancora molti anni e molto lavoro prima che possiamo dare una risposta definitiva alla domanda: i terremoti si parlano?
Qua la zampa, ministro Sacconi
Illustrissimo ministro Sacconi,
mi permetta di presentarmi. Mi chiamo Bjorn, e sono uno splendido esemplare di pastore abruzzese maremmano dal pelo candido e lucido. Sono “il migliore amico” dell’autore di questo blog. Ebbene sì, sono un cane (qualcuno ironizzerà che lo si poteva capire da come scrivo…). O almeno lo ero, prima di essere colpito da un micidiale tumore allo stomaco (noi cani a volte soffriamo delle vostre stesse malattie, sa…) che mi ha sottratto all’affetto dei miei cari (dite così voi umani, no?). Ricordo come fosse oggi quei giorni convulsi, le corse dal veterinario con me che puntavo le zampe per non entrare nel bagagliaio (e dire che andare in macchina era uno dei miei passatempi preferiti, quasi quanto fare gli appostamenti al gatto). Il dottore – gran brav’uomo, aveva anche un discreto odore per essere un bipede – disse al mio migliore amico che non c’era nulla da fare. Pochi mesi e io, il cane Bjorn, sarei mancato.
E così è stato, signor ministro. Scodinzolavo sempre meno, me ne stavo mogio mogio nella mia cuccia e non mi divertivo nemmeno più a rincorrere il pallone dei bambini, in giardino. Niente parco, non mi stuzzicavano neanche più i milioni di profumini più o meno invitanti che quelli come me, con il naso da cani, avvertono alla minima brezza.
Per fargliela breve, signor ministro, e non abusare del suo tempo e della sua pazienza, un giorno ho smesso anche di mangiare. A casa hanno capito che ne avevo per poco, e siamo tornati dal veterinario. Abbiamo preso il nostro bravo appuntamento e ci siamo presentati in quella bella stanza pulita. Mi hanno sedato, praticato una robusta anestesia e poi, solo alla fine, hanno proceduto con l’iniezione letale che mi ha spedito qui, nel paradiso dei cani (dopo un’onorevole vita da cani). Eutanasia, dite voi, se non sbaglio.
E veniamo allora alla ragione per cui le scrivo. Sabato scorso, al TG1 del pomeriggio (non si sorprenda che i cani guardino il TG1, è una delle nostre trasmissioni preferite), ho visto un servizio in cui si diceva delle nuove norme intese a certificare che la soppressione degli animali domestici avvenga secondo le stesse procedure che sono toccate a me, perché noi animali, vostri compagni di giochi, non abbiamo in alcun modo a soffrire.
Ecco la ragione del titolo. Qua la zampa, ministro, davvero, a nome di tutta la categoria. (E pure dei gatti, s’intende, anche se mi sono sempre stati cordialmente antipatici…)
Però, signor ministro, questa mattina quando ho faticosamente sfogliato i giornali (non è che siano comodi, per noi quadrupedi, anche se quell’odorino d’inchiostro mi fa impazzire), ci sono rimasto male. Per tutta quella storia del TAR del Lazio e della legge in fase di approvazione sul testamento biologico.
Niente di personale, sa, ma mi era sembrato di capire che a lei e ai suoi più stretti collaboratori (noi le persone buone le sentiamo dall’odore) stesse a cuore il fatto che gli altri non soffrano. E invece vorreste approvare una legge in cui a quelli come voi non lasciate nemmeno la libertà di decidere se mangiare o no, quando proprio non ve la sentite più. Eppure ne ho visti, sa, anche di migliori amici dei cani, che ogni boccone che mandavano giù sembrava lacerargli l’addome, quasi che non riuscisse a sopportare il dolore. Il mio migliore amico le ha anche raccontato la storia del suo papà, ricorda?
Così, signor ministro, mi chiedevo com’è che possiate provare tanta umana pietà, tanta comprensione, tanta empatia per la sofferenza di noi cani e invece non riusciate a condividere quella dei vostri simili. Glielo confesso signor ministro Sacconi, noi cani ci stiamo tanto bene con voi, ma in fondo in fondo non è che riusciamo a capirvi…
America's Cup

Mascalzone Latino
MISS ITALIA NEL MONDO: VINCE LA SVIZZERA

Miss Nicaragua - 2° classificata

19-21 APRILE - VERONA: GREENBUILDING E SOLAREXPO
Uffizi: restaurata Adorazione Lippi
ANCHE CATE BLANCHETT IN 'INDIANA JONES 4'

KYOTO: FIORONI, IMPIANTI FOTOVOLTAICI IN TUTTE LE SCUOLE
Con questo sistema, secondo Fioroni in una scuola del sud, dove l'insolazione e' maggiore, ogni scuola potrebbe avere un ricavo annuo di 41.250 euro mentre al nord si avrebbe comunque un consistente ricavo di 30.250 euro. Quanto alla fattibilita' del progetto, la struttura di molti edifici scolastici sembra essere ideale per l'installazione di pannelli fotovoltaici destinando a questo scopo ad esempio le terrazze che sovrastano gli edifici o i cortili. Poiche' gli edifici non sono di proprieta' delle scuole si puo' prevedere che con opportune collaborazioni con istituti di credito interessati, regioni, enti locali e anche attraverso sinergie con capitali privati, la scuola partecipera' solo al costo di ordinaria e straordinaria manutenzione dell'impianto utilizzando il corrispettivo dei ricavi dell'energia prodotta. I vantaggi sarebbero percio' indubbi: una parte dell'energia prodotta potrebbe essere utilizzata per i consumi stessi azzerando il costo della bolletta elettrica, la parte rimanente potra' essere ceduta al distributore locale (Enel, Acea, ecc.) che e' obbligato ad acquistarla al prezzo stabilito dall' Autorita' per l'energia elettrica e il gas (0,090 euro kwh prodotta).
Un altro risultato positivo secondo il ministro sarebbe quello di educare i ragazzi attraverso l'esperienza concreta: ''Modificando l'ambiente scolastico si apprende - ha detto - e si impara dalla realta'''. Per la realizzazione di questo progetto ci si sta muovendo in tre direzioni: un accordo quadro tra il ministro della Pubblica Istruzione e quello dell'Economia; un protocollo d'intesa tra il dicastero di viale Trastevere e l'Enea che ha offerto la propria disponibilita' a seguire la compatibilita' tecnico-scientifica dei progetti; la programmazione di corsi di formazione sull'efficienza energetica per il personale scolastico, prima in via sperimentale e poi su larga scala. ''Le istituzioni scolastiche - ha concluso Fioroni - si trasformeranno cosi' in veri e propri laboratori di risparmio ed efficienza energetica all'interno dei quali la comunita' scolastica sara' l'attore protagonista del progetto''.
SMOG: 15 CITTA' GIA' FUORILEGGE PER PM10; VERONA PRIMA

IL PIU' CALDO DI SEMPRE NEW YORK
"Le temperature nel mondo sia sulla terra ferma sia sui mari sono state le più elevate registrate per il mese di gennaio", si legge in un comunicato del centro. In media (sul mare e sulla terra) le temperature sono state di 0,85 gradi al di sopra della media del 20/o secolo per gennaio.
Il record precedente era del 2002, quando la media era stata sorpassata di 0,71 gradi. In particolare le temperature terrestri sono state d 1,89 gradi sopra la media mentre quelle oceaniche hanno superato sia pure di poco anche il record stabilito nel 1998, quando era al suo massimo il fenomeno del Nino, che peraltro si sta ora ripresentando.
"La presenza del Nino così come la generale tendenza al riscaldamento del pianeta", hanno contribuito a stabilire questi dati, si afferma nel comunicato. Le alte temperature hanno anche fatto sì che nel continente euroasiatico ci siano state bassissime precipitazioni nevose. Nel corso del 20/o secolo le temperature sono aumentate di circa 0,06 gradi ogni dieci anni ma dal 1976 l'aumento è triplicato passando a 0,18 gradi. Gli aumenti maggiori di temperatura si sono avuti vicino al polo nord.
Al via Treno verde: controlla smog
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Saranno monitorate 7 citta', tra cui Milano, Roma e Napoli |
ROMA - Al via il treno verde di Legambiente e Ferrovie, che attraversera' l'Italia per controllare livelli di smog e decibel. Saranno sette le citta' ad essere poste sotto la lente d'ingrandimento: Firenze, Bologna, Milano, Genova, Napoli, Bari e Roma. Secondo una media ponderata di viaggiatori che hanno scelto il treno piuttosto che l'auto privata, in poco piu' di un decennio un minor rilascio nell'atmosfera di 164 mila tonnellate di Co2. |
Giulia Santerini intervista Carla Bruni, in Capital Tribune
Top model tra le più pagate al mondo, donna amata ed invidiata, sposa e mamma felice, da cinque anni anche cantautrice di successo.
Carla Bruni in Capital Tribune
Una risposta a tanti perché...Perché cominciare a fare musica dopo quasi 20 anni in passerella, perché mettersi con un filosofo trentenne dopo essere stata con Mick Jagger ed Eric Clapton...Torinese di nascita, Carla Bruni si trasferisce a cinque anni a Parigi, dove cresce. Il padre è compositore e diventa direttore artistico del Teatro Regio di Torino. Alla fine degli anni Ottanta diventa una delle modelle più pagate al mondo, poi sposa il filosofo Raphael Enthoven da cui ha un figlio, Aurélien, nato nel 2001.
Nel 2002 pubblica il suo primo album da solista nel 2002, 'Quelqu'un m'a dit'. Il 15 gennaio 2007 esce il suo secondo lavoro No Promises, cantato in inglese.
E i perché proseguono...perché la poesia inglese è la più moderna, perché aveva ragione Einstein, tutto è relativo.
Domande e risposte di Carla Bruni da martedì 20 a sabato 24 febbraio alle 8.45 in Capital Tribune.
Uccide figlio a coltellate: autopsia, due i colpi mortali
Il marito le impediva di portare bimbo in Romania, si vendica |
VERONA - Il piccolo Fabio e' morto per 2 colpi mortali. E' il risultato dell'autopsia sul corpo del bimbo ucciso martedi' a coltellate dalla madre. La donna, una rumena di 30 anni, avrebbe sferrato sul figlio di 13 mesi, 4 colpi, 2 dei quali letali, per vendicarsi del marito, che aveva ottenuto dal Tribunale dei Minori il divieto di espatrio per piccolo, impedendole di portarlo con se' in Romania. La donna, che dopo il terribile gesto ha tentato il suicidio, e' ora ricoverata in ospedale. |
IN CROAZIA HITLER SU BUSTINE ZUCCHERO

ECO-ENERGIA:PECORARO,CI SONO I SOLDI PER SVOLTA FOTOVOLTAICO
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Alfonso Pecoraro Scanio: le vecchie norme sulla vivisezione vanno superate
La vivisezione non è affidabile, perché la fisiologia degli animali è diversa da quella degli esseri umani
''La vivisezione, come ormai gran parte della comunita' scientifica afferma, non e' affidabile, perche' la fisiologia degli animali e' diversa da quella degli esseri umani. Queste vecchie norme vanno superate''. Cosi' il ministro dell'Ambiente e leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, ha commentato l'istituzione del premio Pietro Croce, consegnato oggi alla moglie dello scienziato, considerato il promotore della lotta contro la vivisezione. L'occasione e' stato il convegno organizzato a Roma da Equivita, Animalisti italiani e Movimento ecologico nazionale Una. ''Il premio - ha detto Pecoraro Scanio - e' sostenuto dai Verdi e riguardera' un'attenzione alle scelte scientifiche per una sperimentazione 'vera'. Nel programma di governo c'e' anche il superamento della vivisezione come metodo di valutazione scientifica, con l'obiettivo di andare verso sistemi alternativi validi, come quelli sulle colture cellulari. Credo si debba procedere in questa direzione - ha concluso il leader dei Verdi - e tutti gli atti del governo debbono essere coerenti ad andare in questo senso, e' un fatto di civilta'. Si tratta anche di sradicare interessi, oltre che vecchie convinzioni''. ''Croce e' stato il primo a dire 'no' alla sperimentazione sugli animali - spiega Ilaria Ferri, direttore dell'associazione animalisti italiani - un metodo che conosceva bene perche' l'ha praticato. Oggi esistono tecniche alternative come la tossicogenomica, che studia l'effetto delle sostanze nocive mettendole a contatto con cellule umane testate in vitro, in modo efficace e meno costoso''. Il presidente di Equivita, Gianni Tamino, ha poi sottolineato come il programma di governo, a favore di metodi alternativi, sottintenda in questo senso anche ''un impegno per la modifica della normativa comunitaria''.
Altilia: una moneta antica che vale un tesoro
Il rinnovato interesse per i tesori archeologici delle Serre di Altilia, dopo le ultime scoperte realizzate con l’ausilio delle immagini satellitari, consente in questi giorni di acquisire notizia e resoconti di ritrovamenti casuali avvenuti in passato e dei quali finora non era stato possibile occuparsi.
E’ il caso di una moneta (fig. 1) balzata fuori da un terreno agricolo nel lontano 1976 in località Porcile-Piano dei passeri, a poca distanza dall’attuale abitato di Altilia ed ai piedi della collina che ospita l’archeozona della Vigna Barracco (fig. 2).
Descrizione della moneta
Un esame accurato del reperto, condotto in collaborazione con Vincenzo Clarà e Raffaele Iaquinta, spinge a ritenere come esso sia, con un buon margine di sicurezza, un esemplare di moneta ellenistica tolemaica.
Il dritto, anepigrafe, raffigura l’immagine della testa diademata della regina Cleopatra I, prospicente a destra, nelle vesti di Iside, divinità egizia venerata ad Alessandria ed in gran parte del Mediterraneo.
La dea-regina è rappresentata con la corona e lunghe trecce.
Il rovescio reca al centro un’aquila, collocata a 3/4 con le ali spiegate stante su fulmine. A sinistra è visibile la scritta in greco P…EMAIOY con le lettere TOL abrase, mentre a destra si legge, anche se a fatica, BASILEOS (in traduzione “di Tolomeo Re”). Parzialmente chiari sono i monogrammi interni, tranne L (lambda) a sinistra. La moneta, del peso di gr. 5.82 e diametro di 25 mm, osservata al microscopio risulta, per struttura molecolare, costituita da una lega di argento placato rame. La patina, ripulita dell’ossido, si distingue per l’elegante e raffinato color cioccolato.
Per quanto concerne la misura, tenendo conto del peso si tratta di una didrachma, anche se la legenda IIII visibile in verticale a destra sul rovescio indicherebbe un valore monetale pari ad un tetrachmon.
Un esemplare ben documentato
La moneta ritrovata ad Altilia dal punto di vista numismatico e figurale è ben documentata in repertori e cataloghi.
La tipologia più prossima al dritto (Cleopatra I come Iside) la possiamo osservare in un esemplare dell’American Numismatic Society, studiato da Paolo Visonà, A new Ptolemaic head of Isis, University of Michigan, Museum of Art and Archaeology, Bullettin vol. 8, 1986-88, pp. 4-14, e corrispondente al n. 1235 dell’opera di J. N. Svoronos, Ta nomismata tou kratous ton Ptolemaion, Atene 1904.
Entrambi i riferimenti sono cronologicamente inquadrati tra il 205 ed il 180 a. C. Per quanto concerne il rovescio (aquila su fulmine) notevoli analogie – anche per la patina color cioccolato – sono individuabili con l’esemplare della Edgar L. Owen Premier Gallery of Antiquities di cui al n. 7880 del catalogo di D. R. Sear, Greek coins and their values, voll. 2, Seaby, Avon 1979-1995.
L’anno di coniazione
Ulteriori precisazioni cronologiche risultano evidenti considerando le fonti storico-letterarie e papiracee dell’Egitto tolemaico. Cleopatra I, nata attorno al 219-10 a. C., era figlia di Antioco III re di Siria e della sua prima moglie Laodice.
Dopo tre anni di fidanzamento, nel 194-3 sposa a Raphia il sovrano d’Egitto Tolomeo V Epifane. Con il matrimonio Cleopatra I viene assunta nel novero delle divinità oggetto di culto, secondo la tradizione dinastica dell’epoca.
Il titolo di theía a giudizio di P. W. Pestman, Chronologie égyptienne d'après les textes démotiques, Leiden 1967, appare per la prima volta in un papiro relativo alle liste dei sacerdoti eponimi dell’anno dodicesimo, ovverosia proprio del 194-93.
Di contro W. Clarysse e G. Van der Veken, The Eponymous Priests of Ptolemaic Egypt, Leiden 1983, spostano la data al 1 aprile 192.
In tal senso, il terminus ante quem risulta sensato far risalire la raffigurazione della regina Cleopatra come Iside è costituito dagli anni 194-2. Il regno di Cleopatra I si protrae anche dopo la scomparsa del marito nel 187, come reggente per il figlioletto Tolomeo VI, fino alla morte, avvenuta tra il 10 settembre 178 ed il 14 ottobre 177.
Sulla base di codesta cronologia appare ragionevole ricondurre l’emissione della moneta ritrovata ad Altilia al periodo compreso tra il 194-2 ed il 178-7.
A tal riguardo, il monogramma L (lambda = 11) visibile sul rovescio nel settore di sinistra indicherebbe l’anno preciso di coniazione, l’undicesimo del regno – iniziato nel 205/4 – di Tolomeo V Epifane, ovverosia il 194-3, proprio l’anno in cui il sovrano egizio sposa Cleopatra.
La moneta, ordunque, sarebbe stata coniata in occasione delle nozze e dell’assunzione di Cleopatra I a dea-regina. D’altra parte, il volto raffigurato è giovanile e la dea Iside era la divinità egizia per eccellenza della fertilità e della maternità.
Il contesto storico
Sul piano storico-evenemenziale sono gli anni della Seconda guerra siriaca, condotta da Roma contro Antioco III il Grande (c. 242–187 a. C.), padre di Cleopatra I, e della compiuta affermazione romana nell’Egeo. I
ll sovrano seleucida, valendosi del consiglio di Annibale riparato in Asia Minore dopo la sconfitta subita a Zama nel 202, aveva intrapreso una politica di espansione dei territori del regno.
Così, dopo aver nel 202-198 conquistato la Siria e la Palestina tolemaiche, nel 196 Antioco invade l’Europa per recuperare la Tracia.
Il pericolo di un ulteriore ampliamento del potere dei Seleucidi – i quali col matrimonio di Cleopatra, data in sposa nel 194-3 a Tolomeo V Epifane, si erano tra l’altro assicurati l’appoggio egiziano – spinge il Senato di Roma ad intervenire.
Seguono lunghi scambi diplomatici tra il 196 ed il 193, con un insieme di equivoci, fin tanto che Antioco, persa la pazienza, nel 191 occupa con 10.000 uomini la Grecia.
La reazione romana è immediata e si concretizza in due vittorie memorabili, alle Termopili ed a Magnesia del Sipilo.
Quest’ultima in particolare, nota anche come vittoria di Corupedio, si svolge tra il 20 dicembre 190 ed il 10 gennaio 189: Antioco, obbligato alla fuga, è costretto a lasciare i magazzini degli accampamenti ai nemici.
Segue, l’anno successivo, la pace di Apamea (188). I generali romani Lucio Cornelio Scipione l’Africano ed il fratello Lucio Publio impongono ad Antioco condizioni durissime: una indennità di guerra di 15.000 talenti, la consegna di tutti gli elefanti, di quasi tutte le navi e di moltissimi prigionieri.
Il tesoro di Antioco passa nelle mani dei Romani. Gli Scipioni, al loro rientro in patria, nel 187-4 verranno processati per appropriazione indebita di denaro e peculato.
Sono gli anni dell’ellenizzazione della società romana e della reazione del partito conservatore, con in testa Catone il Censore.
Una scoperta eccezionale
Di fronte alla ricostruzione storica degli eventi sopra descritti appare scontato domandarsi come sia finita ad Altilia una moneta egizia di Tolomeo V Epifane.
Molte le ipotesi che a riguardo in generale si potrebbero formulare.
Al momento, tuttavia, di là dalla possibilità che in località Porcile-Piano dei passeri esistesse una stazione o un accampamento per l’esercito romano di ritorno dall’Oriente con le ricchezze di Antioco III dopo la pace di Apamea del 188 a. C. (una statio o un castrum su un terrazzo naturale a ridosso del fiume Neto tra il legname e la pece della Sila, utilizzati per le navi, e i porti della costa, in primis Crotone), non rimane che sottolineare – sul presupposto della frequentazione ellenistica delle Serre di Altilia, documentata dagli studi sin dal 1977 di Pasquale Attianese – come la moneta di Cleopatra I attesti irrefutabilmente l’esistenza di scambi commerciali ed economici tra l’Egitto e la Magna Grecia crotoniate, in linea col modello di quanto si registra, sempre entro i limiti del III-II sec. a. C., per la città di Siracusa in Sicilia.
Ad ogni modo, un dato emerge limpido e palese: la “Cleopatra di Altilia” costituisce una scoperta di eccezionale rilievo numismatico, una testimonianza per Crotone e la sua chora destinata ad entrare nei libri di storia.
[Francesco Lopez]
In salvo due milioni di uccelli
Il provvedimento, ratificato a Bruxelles dal comitato europeo che riunisce i capi veterinari della Ue, dovrebbe salvare due milioni di volatili che, ogni anno, vengono catturati in natura e rivenduti come "animali da compagnia".
Grande soddisfazione soprattutto per la Lipu-BirdLife Italia che, insieme all'Inglese Rspb (Royal Society for the Protection of Birds), aveva chiesto con vigore il bando al commercio di uccelli, causa del declino di numerose specie, tra le quali il pappagallo cenerino africano, l'amazzone corona gialla e l'amazzone fronte bianca, oltre alla morte di oltre il 60 per cento degli uccelli catturati, che decedono ancor prima di arrivare a destinazione.
Si stima che più di 3mila delle circa 9.600 specie di uccelli selvatici siano state oggetto di commercio legale o illegale negli ultimi anni, e che numerose specie siano state portate sull'orlo dell'estinzione in natura. Circa 360mila pappagalli cenerini africani sarebbero stati legalmente venduti tra il 1994 e il 2003.La decisione, inoltre, ha molto valore alla luce del fatto che l'87 per cento del commercio mondiale degli uccelli selvatici è concentrato proprio nell'Unione Europea, da quando nel 1992 fu vietato negli Stati Uniti.Oscar: Eastwood sorprende Morricone
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L'attore e il musicista non si vedevano da oltre 40 anni |
- Clint Eastwood ospite a sorpresa di una festa all'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles per celebrare l'Oscar alla carriera a Morricone. Dopo un commosso abbraccio con l'attore protagonista di 'Per un pugno di dollari' di Sergio Leone, Morricone ha detto in italiano: abbiamo cominciato assieme le nostre carriere; non ci vedevamo da oltre 40 anni. L'attore ha allora simulato il gesto di un sigarillo portato alla bocca, gesto tipico del taciturno cavaliere protagonista dei film di Leone. |
Oscar: Morricone ringrazia commosso
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'Dedico questo premio a mia moglie Maria'
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Dedico questo Oscar a mia moglie Maria che mi ama tanto e che io amo'. Queste le parole di un Morricone commosso per l'Oscar alla carriera. Dopo un filmato a lui dedicato e dopo aver ricevuto la prima standing ovation della serata, Morricone si e' inchinato alla platea e ringraziando l'Academy ha detto: 'devo ringraziare tutti quelli che hanno consentito di concedermelo e anche i registi che mi hanno dato la loro fiducia'. |
ERUZIONE A STROMBOLI, SCATTA L'ALLARME MA SENZA PAURA

A Stromboli c'è l'eruzione, ma la situazione resta "sotto controllo" anche se un po' di preoccupazione c'è. "Non è escluso che si stacchi una frana imponente, che potrebbe generare piccoli effetti tsunami - ammette il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso - ma si tratterebbe comunque di un fenomeno inferiore a quello del 2002". In quell'occasione, il giorno prima di capodanno, si staccarono 25 milioni di metri cubi di lava e roccia, questa volta al massimo potrebbero essere 10 milioni. Dunque, aggiunge, "non c'è alcun motivo di immaginare un'evacuazione dell'isola".
E d'altronde gli abitanti sono abituati a convivere con il vulcano, dalle 'bizze' particolari, e scrutano attenti il mare: il pericolo potrebbe appunto arrivare da un'onda anomala, come quella che la notte del 30 dicembre del 2002, generata dal crollo di un edificio lavico grande quanto un palazzo di trenta piani, flagellò la piccola isola. Ma l'acqua è mossa e nient'altro. Vista così Stromboli sembra vivere una giornata di 'letargo' in cui cade abitualmente in inverno, con meno di 500 persone che restano sull'isola. Che ci sia qualcosa di diverso si capisce dal movimento che all'improvviso si crea sull'isola, con l'atterraggio di diversi elicotteri e anche dal traghetto della Siremar che resta al largo, per precauzione.
"Siamo sereni" dice Gianluca Giuffré, uno degli abitanti della piccola frazione di Ginostra. Che spiega: "Nel 2002 eravamo impreparati, adesso ci sentiamo protetti dal sistema di monitoraggio realizzato dalla Protezione civile". "La sensazione di allarme c'è - aggiunge - è inutile negarlo, ma non di paura. Viviamo con una certa serenità quello che sta accadendo, sapendo di non correre pericoli personali". Opinione condivisa dal sindaco di Lipari, Mariano Bruno, Comune del quale Stromboli è una frazione. 'L' aumento dell' attività esplosiva del vulcano - spiega il sindaco - ha fatto scattare a Stromboli il piano di emergenza ed è per questo che la popolazione dell'isola è stata invitata ad allontanarsi dalla linea di costa, ma non c'è nulla di allarmante. Il piano di emergenza - sottolinea Bruno - ha funzionato bene e tutto sta avvenendo secondo le regole. Non c'è alcuna paura e le operazioni di emergenza si sono svolte con grande serenità" .
Intanto gli abitanti che hanno la casa in riva al mare si attrezzano a passare la notte ospiti di amici o parenti le cui abitazioni sono nella zona di 'sicurezza', sopra i dieci metri dalla costa. A Lipari la situazione si segue con maggiore 'distacco' vista la lontananza da Stromboli, mentre Panarea è stata 'invasa' da cenere lavica ma soprattutto il cielo è stato oscurato dalla nube di fumo emessa dal vulcano e di vapore acqueo. L'allarme, a scopo precauzionale, ha interessato anche la costa nord della Sicilia, con due petroliere che sono state fatte allontanare dal porto di Milazzo.
Sul posto arrivano anche le squadre dei vigili del fuoco con un elicottero da Catania: sono quelli della sezione speleo alpino fluviale che con gli esperti trascorreranno la notte sulla cima del vulcano per seguire lo Stromboli il più da vicino possibile. Domani sull'isola arriveranno il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il direttore dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Enzo Boschi e il presidente vicario della Commissione grandi rischi Franco Barberi per un sopralluogo e per capire quali decisioni operative prendere se l'attività dovesse proseguire nei prossimi giorni.
Cacao aiuta funzioni del cervello
Allattare fa bene al cuore materno
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Secondo studio aiuta a smaltire la massa grassa accumulata |
L'allattamento al seno fa bene non solo al bebe' ma anche alla mamma, riducendo il suo rischio di attacchi cardiaci. E' quanto emerge dallo studio della Harvard Medical School. La coordinatrice della ricerca Alison Steube ritiene che gli effetti benefici dell'allattamento sul cuore della mamma sia dovuto al fatto che allattare aiuta la donna a consumare la massa grassa accumulata nel corso della gravidanza. Lo studio ha preso in esame 96.648 donne dal 1986 al 2002. |
SANREMO, LO SPECIALE SUL 57/O FESTIVAL
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Grande attesa per il debutto del Festival della canzone italiana: dal 27 febbraio al 3 marzo sul palco dell'Ariston saliranno 20 campioni e 14 giovani. Tanti gli ospiti internazionali: da Norah Jones ai Take That. Pippo Baudo, alla sua dodicesima edizione, e' accompagnato dalla brillante Michelle Hunziker. E per i nottambuli c'e' il Dopofestival di "Pierino" Chiambretti. Ecco i 20 big che parteciperanno al 57/mo Festival di Sanremo, annunciati da Pippo Baudo nel suo programma di 'Domenica in', 'Ieri, oggi e domani'. Al Bano 'Nel perdono' (di Yaris Carrisi e Zero) Leda Battisti 'Senza me ti pentirai' Gianni e Marcella Bella 'Forever' Fabio Concato 'Oltre il giardino' Simone Cristicchi 'Ti regalero' una rosa' Johnny Dorelli 'Meglio cosi' Francesco e Roby Facchinetti 'Vivere normale' Amalia Gre' 'Amami per sempre' Mango 'Chissa' se nevica' Piero Mazzocchetti 'Schiavo d'amore' Paolo Meneguzzi 'Musica' Milva 'The show must go on' (tit.provv.) (di Giorgio Faletti) Nada 'Luna in piena' Paolo Rossi 'In Italia si sta male' (testo inedito di Rino Gaetano) Antonella Ruggiero 'Canzone fra le guerre' Daniele Silvestri 'La paranza' Stadio 'Guardami' Tosca 'Il terzo fuochista' Velvet 'Tutto da rifare' Zero Assoluto 'Appena prima di partire' Le canzoni sono state scelte da una commissione formata dal musicista Paolo Bonvino, dal critico Dario Salvatori e dalla giornalista Patrizia Ricci. |
CINA E SIRIA NUOVE FRONTIERE PER RIFIUTI PERICOLOSI
ENERGIA: PECORARO, 60 MLN PER 12 BANDI SU SOLARE

STASERA L'ECLISSE TOTALE DI LUNA

Le eclissi di Luna dal 2007 al 2030.
Nell'annunciare l'eclisse totale di Luna che si verifica nella notte tra il 3 e 4 marzo del 2007, molti giornali e TV hanno presentato il fenomeno in maniera eclatante definendolo il migliore da qui al 2026 alcuni e 2029 altri. Molti astrofili, ritenendo l'informazione piuttosto strana, hanno scritto alla nostra redazione.
L'eclisse di Luna avviene quando il nostro satellite entra nei coni di penombra e d'ombra che la Terra, illuminata dal Sole, proietta dietro di sé. Se vi entra parzialmente l'eclisse sarà parziale, se vi entra completamente l'eclisse sarà totale.
I tempi di un'eclisse totale di Luna sono definiti dai rispettivi contatti:
Entrata della Luna nella penombra (diminuzione di luminosità poco sensibile)
Entrata della Luna nell'ombra (o inizio della fase parziale)
Inizio della fase totale (Luna completamente nel cono d'ombra)
Massimo dell'eclisse (centralità dell'eclisse)
Fine della fase totale
Uscita dall'ombra
Uscita dalla penombra
La durata delle varie fasi non è costante per tutte le eclissi ma varia e dipende da più fattori. Mediamente un'eclisse ha una durata di cinque-sei ore (da entrata a uscita dalla penombra), di tre-quattro ore (da entrata a uscita dal cono d'ombra), mentre la fase totale dura da qualche minuto fino ad un massimo di 1 ora e 45 minuti.
L'Eclisse di Luna è un fenomeno che può essere osservato solo dagli abitanti della Terra che hanno, durante il fenomeno, la Luna sopra il loro orizzonte. Quindi le varie fasi possono essere osservate per intero, oppure parzialmente, secondo i tempi di levata o tramonto della Luna di ogni singolo sito osservativo.
L'eclisse del 3-4 marzo 2007 è osservabile, in Italia (ma anche da tutta l'Europa), in ognuna delle sue fasi dall'inizio alla fine (entrata in penombra, uscita dalla penombra). Ma lo sarà anche quella del 21.02.2008 (anche se non in tutta Italia, per il tramonto della Luna poco prima dell'uscita dalla penombra). Dopo di essa, la successiva eclisse ad avere queste caratteristiche sarà quella del 14 dicembre del 2029. Questa considerazione non può però portare alla conclusione giornalistica di cui alla premessa. Infatti le valutazioni per l'osservazione di un'eclisse sono anche altre. In particolare è importante poter osservare per intero (o anche solo in parte) la fase di totalità. Includendo l'eclisse odierna ed arrivando fino al 2030 sono ben undici le eclissi che avranno questa caratteristica, e in nove casi la fase totale sarà visibile dall'inizio alla fine.
Nella tabella, tratta dal Dizionario di Astronomia di Philippe de La Cotardière, nella nuova edizione curata da Giuseppe De Donà e Giancarlo Favero (Gremese Editore in collaborazione con l'Unione Astrofili Italiani), sono raggruppate tutte le eclissi totali di Luna che si verificheranno tra il 2007 ed il 2030, con indicata magnitudine, ora della centralità in Tempo Universale, e visibilità in Italia.
Visto che da varie parti e per vari motivi sono state segnalate le eclissi del 2026 (invisibile in Italia) e del 2029, si segnala quella del 31.12.2028 visibile subito dopo il tramonto. Non avrà niente di particolare, ma sarà un modo davvero originale per aspettare il capodanno.
Usa: 84enne condannata per stupro
Vittima un minorenne orfano che le era stato affidato |
WASHINGTON - Una donna di 84 anni, che ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali con un ragazzino di undici, verra' incarcerata sino al 2009. Georgie Audean Buoy, che vive a Portland (Oregon), ha ammesso di aver avuto piu' volte rapporti con il minorenne, un orfano che le era stato affidato. La donna, che in passato ha fatto attivita' di volontariato nelle carceri, rischiava fino a otto anni di prigione. Dopo avere scontato la sentenza, la donna dovra' iscriversi nella lista dei maniaci sessuali. |
ECLISSE, LO SHOW DELLA LUNA ROSSA

Premiato e accompagnato

CELLULARI: COSTI DI RICARICA ADDIO

ANIMALI: STOP PESCA PER SALVARE IL DELFINO DEL MEKONG
UNA TEORIA ITALIANA METTE IN CRISI LA COSMOLOGIA

LA CELIACHIA AUMENTA LITIGI NELLA COPPIA
ENERGIA: BERSANI, NEL PIANO EUROPEO TRACCIA LAVORO ITALIANO
IL PRIMO CONCERTO DI MORRICONE DOPO L'OSCAR

A VERONA LO SCOOTER A IDROGENO
Rugby: Lo Cicero attacca i politici
"Non ci si puo' accorgere di noi solo per sfruttare l'onda" |
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L'INTERVISTA: "ALL'OSCAR? NON CI PENSAVO PIU' "

ITALIA AL 7/O POSTO NELL'EOLICO MONDIALE
CONTRACCETTIVI PER SCOIATTOLI A SANTA MONICA

AMBIENTE: LEGAMBIENTE E TRENITALIA, ORA UN VIAGGIO E' GRATIS
AMBIENTE: RUBBIA; COS'E' IL SOLARE TERMODINAMICO
GRECIA: ANCHE IL TIPICO ASINELLO COMINCIA A SPARIRE

CLIMA: SICCITA'; FRANCESCATO, INTRODURRE TETTO A CONSUMI
IL PRINCIPE CARLO CONTRO I MCDONALD'S

Disfunzione erettile: le potenziali cause
- Diabete: Il diabete può essere responsabile di circa il 40% dei casi di impotenza. Dal 30 al 50% di uomini affetti da diabete lamenta forme di difficoltà sessuali.
- Ipertensione arteriosa: Il 17% di uomini con ipertensione arteriosa lamentano disfunzione erettile. Gli stessi medicinali che si usano per curare l’ipertensione arteriosa possono causare impotenza come effetto collaterale sebbene questo disturbo sembra sparire alla sospensione del medicinale.
- Sclerosi Multipla: circa il 78% di malati affetti da Sclerosi Multipla accusa impotenza.
- Malattia di Parkinson: Un terzo di uomini affetti dalla Malattia di Parkinson ha sperimentato disfunzioni erettili.
- Testosterone: I livelli di testosterone diminuiscono gradualmente dopo i 40-50 anni d’età. A 70 anni il livello decresce di circa il 30%. A ogni modo solo il 5% di uomini che si rivolgono al medico per problemi di erezione mostra bassi livelli di testosterone.In generale bassi livelli di testosterone provocano diminuito interesse sessuale piuttosto che impotenza.
- Ipogonadismo e altre alterazioni ormonali: l’ ipogonadismo è una funzione carente dei testicoli che può essere dovuta a insufficienze ormonali, fattori genetici traumi fisici, radiazioni, parotite epidemica, orchite. Livelli elevati di estrogeni, prolattina, ormoni tiroidei, ormoni surrenali sono cause minori di impotenza.
- Interventi chirurgici sulla prostata: La perdita della funzione sessuale avviene nel 40%- 93% dei pazienti operati di 3|5974|prostatectomia radicale. In vari studi scientifici si è rilevato che la funzione sessuale si è ristabilita entro 18 mesi dall’intervento nel 86% - 91% degli uomini più giovani di 50 anni; 75% - 80% nei cinquantenni; 60% nei sessantenni, e 25% - 42% nei settantenni. Interventi di prostatectomia parziale per via transuretrale e i farmaci utilizzati nella cura dell’ipertrofia prostatica possono causare impotenza nel 4 – 10% dei pazienti.
Da un antidepressivo il Viagra per lei
RIFIUTI: SCADE IL 30 APRILE IL TERMINE PER IL 740 ECOLOGICO
Problemi di erezione: Viagra, Cialis o Levitra?
Parco Urbano di Verona Sud
Concorso di progettazione con consegna entro 27/07/2007
Il Comune di Verona indice un concorso di progettazione che ha per oggetto la progettazione del Parco Urbano di Verona Sud, nuovo parco urbano attrezzato, con una superficie di circa 5 ha, collocato al centro del Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica comparti "A1 ex Magazzini Generali" e "A2 ex Mercato Ortofrutticolo".
In particolare il progetto dovrà affrontare:
- la composizione e la configurazione architettonica e paesaggistica d'insieme del sistema degli spazi collettivi costituenti il Parco urbano, determinandone le condizioni d'ambiente, di fruizione e riconoscibilità;
- la definizione dei criteri di organizzazione ed uso del sistema degli spazi collettivi, in rapporto alle attività di progetto e di quelle presenti e previste nell'intorno, alle caratteristiche di assetto e sistemazione delle aree verdi, della messa a dimora delle specie arboree e arbustive, con definizione delle specie vegetali;
- soluzioni specifiche per quanto concerne le sistemazioni al suolo, l'allestimento del verde, il bacino ed il sistema irriguo, i percorsi, le pavimentazioni, l'illuminazione e gli altri servizi tecnici.
È indetto un sopralluogo all'area di progetto, facoltativo ai fini della partecipazione al concorso, per il giorno 4 maggio 2007 in due appuntamenti alle ore 10.00 e alle ore 15.00. I concorrenti che desiderano parteciparvi devono presentarsi all'ora prescelta all'ingressa dell'ex Mercato Ortofrutticolo in viale del Lavoro, 37135 Verona
PREMI
- euro 25.000,00 al progetto vincitore;
- euro 12.000,00 al progetto 2° classificato;
- euro 10.000,00 al progetto 3° classificato;
- euro 7.000,00 al progetto 4° classificato;
- euro 5.000,00 al progetto 5° classificato;
TORNA IL CALDO RECORD, MAI COSI' IN ULTIMI 200 ANNI

Al Filarmonico torna Anna Bolena
Presentato il Festival Arena Verona
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L'evento si svolgera' dal 22 giugno al 1 settembre. |
'Nabucco', 'Aida' e 'Il Barbiere di Siviglia' saranno i tre nuovi titoli in cartellone all'85mo Festival dell'Arena di Verona. L'evento si svolgera' dal 22 giugno al 1 settembre nello storico teatro romano del capoluogo veneto. Oltre alle tre nuove produzioni saranno ripresi anche gli allestimenti di 'La Boheme' e 'La Traviata' che hanno riscosso grande successo negli ultimi anni. Per l'apertura, il 22 giugno, sara' messo in scena 'Nabucco' con la regia di Denis Krief. |
Un gel in pillola aiuta a dimagrire
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Capsula con idrogelo promette di far sparire la fame |
ROMA - Per combattere i chili di troppo e' in fase di sperimentazione una capsula contenente un idrogelo superassorbente da ingerire prima dei pasti. La pillola promette di far sparire il senso di fame. Lo sostengono i ricercatori che hanno messo a punto e sperimentato con successo il gel in grado di assorbire fino ad un litro di acqua per grammo di materiale secco. Ora si passa alla sperimentazioni che durera' circa un anno ed e' gia' in corso al policlinico Gemelli di Roma. |
Spazzare via i brutti ricordi
Intervenendo su una specifica area del cervello sarebbe possibile inibire la parte di memoria foriera di ansie e dolore | |
Rimane lunga la strada del recupero sociale
Arriva il remix di 'Bollicine'
Il restyling del successo di Vasco sara' hit dell'estate |
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Alcool e tabacco? Peggio delle droghe
Che cos'è la depressione
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Che cos'è il diabete
Che cos'è il morbo di Parkinson
Che cos'è l'ipertensione
Cocaina e anfetamine aumentano
Lo indica uno studio Usa su oltre 8 mila casi in 3 anni. Garattini: «E' la conferma di ciò che sospettavamo» | |
Come capisco se mio figlio beve o si droga?
Risponde Piergiorgio Zuccaro, direttore dell'Osservatorio fumo, alcol e droga dell'Istituto superiore di sanità |
Trovata balena fossile nel Pisano
Reperto lungo dieci metri, risale a 4 milioni di anni fa |
- ORCIANO PISANO (PISA) - Lo scheletro di un cetaceo di 4 milioni di anni fa sta emergendo nella campagna intorno ad Orciano Pisano. Allo scavo stanno lavorando paleontologi del Museo di Storia Naturale di Firenze. Lo scheletro ha mantenuto la connessione anatomica ed e' circondato da una variegata fauna fossile. Il mammifero si sarebbe adagiato sui fondali presumibilmente ad un centinaio di metri di profondita' dell'antico mare pliocenico, che occupava buona parte della Toscana. |
Mini-chirurgia per combattere l’asma
Alcuni ricercatori canadesi hanno dimostrato per la prima volta che la termoplastica bronchiale, migliora il controllo della malattia |